
Che cosa c'è in comune fra un capo della maggioranza silenziosa che nel 1971 sfilava a Milano contro lo strapotere del sindacato e della sinistra, un giovane che negli stessi anni militava in Potere Operaio e dopo una legislatura da deputato comunista divenne ordinario di Estetica, un democristiano lombardo che malgrado il pregevole imprinting di Marcora e Granelli è riuscito a sostenere per cinque anni il governo Berlusconi, e un professionista della politica che, partito come segretario radicale negli anni dell'aborto, è arrivato a brevettare i teodem in Parlamento?
Abbandonate le prime risposte semplici ma errate (tutti sindaci di grandi città: no, due non lo sono stati; tutti ex ministri: no, uno no; tutti cattolici: no, uno almeno non lo è ancora diventato), un simile groviglio di radici suggerirebbe che l'elemento comune odierno non possa essere che la militanza nel partito democratico. Invece no, li accomuna un recente manifesto secondo il quale la destra che ha vinto (da alcuni di essi fondata) non riesce a governare, mentre l'opposizione imperniata sul PD (da altri di essi fondato) non ha un'originale cultura politica e non propone un'alternativa credibile.
Padronissimi di dirlo, di abbandonare i rispettivi schieramenti e salire su un autobus che ha come capolinea l'UDC: la quale come si sa, dall'opposizione a Prodi ai tempi dell'euro fino alla recente distruzione della legge elettorale maggioritaria nel 2005, ha invece coerentemente testimoniato una cultura politica originale e un'alternativa credibile a Berlusconi. Noi, però, li amiamo anche così: anche di loro, di questo manipolo che vaga da un partito all'altro ci sarà, infatti, bisogno nella battaglia di liberazione da Berlusconi. L'importante è solo che nessuno di loro sia tentato di finire con Berlusconi. Quindi teniamoceli buoni, per carità!
Certo, sarebbe bello che riuscissero anche loro a mantenere un po' di equilibrio e cordialità malgrado la rincorsa che hanno dovuto prendere per abbandonare i rispettivi schieramenti; e qualcuno di loro ci riesce anche. Qualcun altro, purtroppo, no. Ad esempio sul Corriere di oggi Cacciari, alla guida di una grande città e fino a ieri partecipe a livello nazionale dell'avventura democratica (amato da alcuni elettori e detestato da altri, come capita a chi governa e fa politica per decenni) pronostica che Bersani può tenere, che alle regionali PD e centro potrebbero far meglio che alle politiche; ma poi anziché rallegrarsene e fargli gli auguri, soggiunge accigliato che quest'impresa non gli interessa culturalmente, nemmeno se fosse l'unica via per sconfiggere Berlusconi.
In nome della cultura conviene dunque tenersi Berlusconi fino al 2020 e, per passare meglio il tempo, sparare a zero su tutti: D'Alema rimesta nel pollaio. Prodi? lasciamolo perdere. La Bindi vada a spasso, ci vorrebbe un libro per raccontare i disastri che ha fatto. Quando un grande capo democratico, sia pure in trip depressivo ("sconfitti tutti i miei progetti") e in fuga dal proprio partito, parla non al bar ma al Corriere della Sera, ci si aspetterebbe un po' di stile, o almeno che agli improperi si accompagni qualche barlume di motivazione.
Perché lasciar perdere Prodi? Perché è l'unico ad aver vinto, finora, contro Berlusconi? Per l'entrata dell'Italia nell'Euro? Per l'uscita dell'Italia dalla guerra in Iraq? Oppure: quali sono i disastri della Bindi, così numerosi da riempire un libro? Aver fatto un repulisti nella DC veneta ai tempi di Mani Pulite? Aver combattuto alle ultime primarie a fianco di Bersani, smentendo la favola della Cosa 2, 3, 4 di D'Alema? Aver lavorato bene al Ministero della Sanità tanto da essere ricordata da molti come il miglior ministro degli ultimi quindici anni? Aver provato a fare i DICO con la Pollastrini in tempi nei quali la moda prevalente fra gli intellettuali laici era fare la corte, se non a Ruini, almeno a don Verzé?
In fondo, per motivare l'addio alla politica (ma sarà vero?), si poteva anche fare a meno di prendersela con gli altri: bastavano la modestia (ho avuto sempre ragione) e il realismo (nessuno mi si è mai filato) che emergono in altre parti di quella stessa intervista al Corriere.

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Lasciato da It's like you're on a mssiion to save me time and money! il giorno 06 Novembre 2011 alle 04:02Sia d'esempio l'equilibrio di Bachelet
Lasciato da Tamara Grilli il giorno 05 Novembre 2009 alle 23:53Grazie Bachelet, meno male esistono ancora persone con la memoria che funziona......!
Lasciato da BeppeNardi il giorno 04 Novembre 2009 alle 19:05Grande Giovanni Bachelet
Lasciato da Alessandro Campigotto il giorno 04 Novembre 2009 alle 18:03grande Bachelet!
Lasciato da peppe persiani il giorno 04 Novembre 2009 alle 12:34


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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