In una sala di attesa di un consultorio ostetrico, tra volantini e appuntamenti scritti a mano, una frase ricorre spesso: «Prenda l’acido folico prima di rimanere incinta». È una raccomandazione semplice, ma dietro quella parola c’è un meccanismo biologico che guida la formazione delle cellule e condiziona il funzionamento del cuore e del cervello. La vitamina B9, chiamata anche folati nella sua forma naturale e acido folico nella versione sintetica, è un elemento chiave nella sintesi del DNA e nella produzione dei globuli rossi. In molti contesti clinici in Italia e nel resto d’Europa questo è un messaggio che medici e ostetriche ripetono spesso: non è un dettaglio secondario, ma una prevenzione concreta.
Che cos’è e perché conta
La vitamina B9 appartiene al gruppo delle vitamine idrosolubili e si presenta in due forme: i folati, che si trovano negli alimenti, e l’acido folico, impiegato negli integratori e negli alimenti fortificati. Entrambe partecipano alla sintesi dell’RNA e del DNA, cioè al modo in cui le cellule si replicano e si riparano. Per questo motivo il suo ruolo è centrale nei periodi di rapido sviluppo, come la gravidanza, l’infanzia e l’adolescenza.
Il beneficio più noto è la riduzione del rischio di difetti del tubo neurale nel feto, come la spina bifida; per questo motivo le linee guida raccomandano l’assunzione preventiva di acido folico prima e durante le prime settimane di gestazione. Ma la B9 non si limita a questo: contribuisce anche a mantenere bassi i livelli di omocisteina, un amminoacido il cui eccesso è collegato a un aumentato rischio cardiovascolare. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la vitamina interviene nella sintesi dei neurotrasmettitori, e quindi ha effetti concreti sulla funzione del sistema nervoso.

Dove si trova e quanto ne serve
I folati abbondano in alimenti di origine vegetale: verdure a foglia verde come spinaci e bietole, legumi come ceci e lenticchie, e frutta come arance e fragole. Anche i cereali fortificati e alcuni prodotti da forno arricchiti possono contribuire all’apporto quotidiano. Poiché i folati sono idrosolubili e termolabili, la conservazione e la cottura influenzano la quantità effettivamente disponibile: cuocere al vapore per pochi minuti o consumare crudo quando possibile riduce le perdite.
In Italia i riferimenti nutrizionali indicano fabbisogni diversi per età e stato fisiologico: per gli adulti la raccomandazione è di 400 µg al giorno, mentre in gravidanza il valore sale a 600 µg. Per lattanti, bambini e adolescenti le quantità variano progressivamente secondo le fasce d’età. Un fenomeno che in molti notano solo in città è la difficoltà a garantire questi apporti solo con una dieta moderna, spesso povera di verdure fresche; per questo in certi casi è opportuno valutare l’integrazione con il medico.
Carenza, eccesso e quando intervenire
La vitamina B9 non si accumula nell’organismo e va fornita regolarmente con l’alimentazione. Una carenza può emergere per consumo insufficiente, malassorbimento intestinale (per esempio nella celiachia) o per un fabbisogno aumentato durante gravidanza e allattamento. I segnali più frequenti sono stanchezza, pallore, affanno legati all’anemia megaloblastica, difficoltà di concentrazione e disturbi gastrointestinali. In casi prolungati possono comparire anche sintomi neurologici.
Il rimedio, quando necessario, è l’assunzione di acido folico sotto controllo medico. Alcuni farmaci interferiscono con l’assorbimento della B9: tra questi anticonvulsivanti, metotrexato, metformina, alcuni antibiotici e la pirimetamina. Un apporto eccessivo da integratori è in genere eliminato con le urine, ma può mascherare una carenza di vitamina B12, complicando la diagnosi e aumentando il rischio di danno neurologico. Effetti collaterali dell’integrazione orale possono includere lieve disturbo gastrointestinale, alterazione del gusto e disturbi del sonno.
Per questo motivo la scelta di integrare va sempre mediata con esami ematici e con il medico di fiducia. In molte strutture italiane la prescrizione preventiva dell’acido folico prima del concepimento è pratica consolidata: è un intervento semplice che riduce rischi concreti per il feto e migliora le condizioni di salute materna nel corso della gravidanza.
