In uno sportello dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione una persona scorre la lista delle proprie cartelle, cerca conferme sullo schermo e invece trova un paradosso che molti non si aspettavano: la prossima sanatoria potrebbe escludere proprio chi ha sempre pagato. La scena ripete un vissuto comune nelle pratiche fiscali italiane, dove ogni promessa di alleggerimento apre una partita politica e tecnica. Chi sperava in una nuova rottamazione credeva di trovare una soluzione che accontentasse tutti: contribuenti in difficoltà, concessionario della riscossione e l’Erario alla ricerca di maggiori incassi. Eppure, le prime bozze della legge di bilancio raccontano una storia diversa.
Il nodo è semplice e lo raccontano gli addetti ai lavori: non tutti i piani di sanatoria sono uguali e non tutte le condizioni si sommano. Da un lato si prospetta una rottamazione con più flessibilità e termini più lunghi, dall’altro la possibile esclusione di chi ha rispettato il piano precedente. È un paradosso che guarda ai meccanismi della politica fiscale: favorire il recupero dei crediti senza però ribaltare i vincoli già accettati dai contribuenti virtuosi.
Un dettaglio che molti sottovalutano è che le bozze non sono ancora definitive, ma le anticipazioni bastano a generare incertezza tra chi ha pianificato le rate. Chi vive in città e frequenta gli sportelli lo nota ogni settimana: la comunicazione è frammentaria e la fiducia nei nuovi provvedimenti dipende dalla chiarezza delle regole.

Un paradosso che esclude i più virtuosi
La regola che emerge dalle bozze concede un’ammissione selettiva alla nuova misura: potrebbero essere riammessi alla prossima sanatoria i contribuenti decaduti dalla precedente, mentre chi ha pagato regolarmente il piano in corso resterebbe fuori. Sul piano logico questo appare controintuitivo: in condizioni normali, il fisco tende a premiare la compliance, non a penalizzarla. Eppure la bozza punta a una soluzione che privilegia l’allargamento del perimetro dei benefici rispetto alla continuità per chi ha già aderito.
Dal punto di vista pratico, per molti contribuenti la notizia è amara. Chi ha saldato tutte le rate della rottamazione quater potrebbe non poter passare automaticamente alla versione più favorevole. L’argomentazione tecnica è che la nuova misura — la rottamazione quinquies — rappresenta un’occasione per estendere le platee e includere cartelle più recenti; la priorità, nelle scelte normative, è dunque quella di inserire chi era rimasto fuori per scadenze temporali.
Le differenze strutturali tra i due piani spiegano in parte la scelta politica: la quater presentava rateazione trimestrale e scadenze che in molti giudicavano troppo gravose, soprattutto per le prime maxi-rate che coprivano una quota consistente del debito. Un fenomeno che in molti notano è la frattura tra chi è riuscito a sostenere quegli oneri e chi è invece caduto inadempiente per difficoltà temporanee.
Un aspetto che sfugge a chi vive la burocrazia a distanza è la semplicità con cui, nelle bozze, si ridefinisce la platea di ammissibilità: la logica è quella di ampliare l’accesso complessivo, sacrificando però la riammissione automatica dei pagatori puntuali.
Quali mosse per chi resta escluso
Le regole annunciate impongono poche vie praticabili per chi si trova fuori: prima di tutto non vale la cosiddetta “furbata” di evitare una rata per provocare la decadenza dalla quater e rientrare nella quinquies. Le bozze chiariscono che la decadenza volontaria non apre la porta alla nuova sanatoria. È un monito tecnico che molti contribuenti stavano considerando, ed è bene tenerlo presente per non peggiorare la propria posizione.
Il secondo punto rilevante riguarda il perimetro temporale delle cartelle: la nuova sanatoria dovrebbe coprire le posizioni affidate fino al 31 dicembre 2023, ampliando così il numero di debiti sanabili. Per chi ha già una rottamazione in corso, però, l’accesso alla sostituzione del piano sembra precluso se, entro una soglia temporale fissata dalle bozze, è stato rispettato un certo numero di rate. In pratica, chi avrà pagato regolarmente la nona rata del piano in corso — secondo le indicazioni emerse — non potrà chiedere la sostituzione con la nuova misura.
La soglia indicata dalle bozze è legata a luglio 2025, ma resta un elemento variabile in sede di definizione parlamentare. Un dettaglio che molti sottovalutano è che, pur restando esclusi dal cambio di piano, i contribuenti possono comunque aderire alla nuova sanatoria per le cartelle non comprese nella precedente: per esempio quelle affidate dopo il termine previsto nel passato provvedimento.
In termini pratici conviene controllare la propria posizione, valutare il rapporto costi-benefici di eventuali richieste di riammissione e seguire gli aggiornamenti normativi. Chi frequenta gli sportelli o si rivolge ai consulenti lo sa: la certezza arriva solo quando le regole saranno pubblicate e interpretate in modo uniforme. La conseguenza concreta è che molte famiglie e imprese seguiranno con attenzione le modifiche, perché la differenza tra un piano e l’altro incide su liquidità e piani di pagamento per anni.
